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Sedes Materiea

Chi percorre la strada che passa accanto all’edificio dell’antica Pieve di San Pietro di Monticello, oggi vocabolo La Pievuccia, poco più avanti del Ristorante Antica Pieve, verso Cozzano nota sulla sinistra un ampio scavo con alte piante. Quello scavo fu eseguito nel corso del 1800 per trarne argilla da cuocere in una piccola fornace che non esisteva nel Catasto del 1823, ma che apparirà alcuni decenni dopo e verso la fine dell’Ottocento o i primi del Novecento, ormai in disuso, sarà trasformata in una piccola casa colonica, che nel 1900 prenderà il nome di FORNACE, appunto.

Per raggiungere il filone di argilla utile alla realizzazione di materiali da cuocere nella fornace, fu necessario togliere lo strato del terreno soprastante, che fu sparso nei campi limitrofi, rialzandone il livello. La fornace era alquanto piccola e probabilmente produceva solo mattoni. La fornace non ebbe una lunga vita e una volta chiusa, quello scavo da cui era stata prelevata l’argilla, rimase inutilizzato e piano piano si riempì d’acqua, dando vita ad un laghetto.

Ci fu chi pensò di utilizzare tutta quell’acqua, trasformando la sua attività di contadino in quella di ortolano. A fare questo fu la famiglia SANTICIOLI, soprannominata “del CHIOCCIA”, gli antenati di TITO – ora Santiccioli – fondatore della rivendita di fuoristrada ad Ottavo e poi a Rigutino.

Lungo la strada per Gambrencia, poco dopo l'Antica Pieve, si nota a sinistra un boschetto. In realtà è il vecchio scavo da dove prendevano l'argilla per la vicina fornace.
Lungo la strada per Gambrencia, poco dopo l’Antica Pieve, si nota a sinistra un boschetto. In realtà è il vecchio scavo da dove prendevano l’argilla per la vicina fornace.

I Santicioli arrivarono alla Pievuccia di Vitiano dopo il 1852. Prima vi abitava la numerosa famiglia di Francesco Roganti, che partì proprio nel 1852.

Il capofamiglia era Francesco di Donato Santicioli, nato nel 1808. Aveva in famiglia altri 12 componenti, tra cui una serva. Successivamente, le famiglie, pur convivendo nella medesima abitazione, diventarono quattro: oltre a quella di Francesco, c’era quella del fratello Giuseppe (nato nel 1817) e le altre dei figli di Francesco, Domenico (1834) e Giovanni (1836).

Nel 1875 Francesco, assieme al figlio Giovanni e ai restanti familiari si trasferì alle Selve, sempre a Vitiano, mentre Domenico e lo zio Giuseppe rimasero alla Pievuccia quali contadini. Il capofamiglia diventò Domenico che nel 1880 appariva quale “logaiolo” [Mezzadro ndc].

Nel 1890 Domenico Santicioli, assieme al figlio Pietro(1867) e ai restanti familiari, abitava sempre alla Pievuccia, ma oltre a fare il contadino, faceva anche l’ORTOLANO, mentre lo zio Giuseppe era solo contadino.

L’attività di ortolani durò parecchi anni, tanto che anche il laghetto fu soprannominato “del LAGO del CHIOCCIA” dal loro soprannome. Poi, Pietro si trasferì nella sua casa vicina al Ponte di Ottavo e oltre al vecchio soprannome ne ottenne un altro: “Pietro dal Ponte”.

Il Lago del Chioccia, oggi un è boschetto in fondo alla vecchia cava di argilla
Il Lago del Chioccia, oggi un è boschetto in fondo alla vecchia cava di argilla

Il laghetto tornò inutilizzato, ma era una fonte di cibo per la gente della zona, che ci andava a pescare persici, tinche e anche delle belle carpe. Ma vi andavano anche a fare il bagno e qualche temerario si azzardò pure a farci giri con imbarcazioni improvvisate, quali fusti dall’olio smezzati o serbatoi supplementari degli aerei alleati, divisi in due e utilizzati a mo’ di canoa. Il problema era che quegli ardimentosi non sapevano neppure nuotare e se l’imbarcazione si fosse ribaltata. . .

Negli Anni Sessanta forti piogge fecero esondare il lago e parecchi pesci furono portati fuori dalla corrente, arrivando nei fossi che costeggiano la SR 71. Parecchi vitianesi, ma non solo loro, armati di “copponi”, forconi e altri strumenti agricoli, si diedero alla pesca. E vidi pescare anche delle belle carpe “regine”. . .

Per motivi di sicurezza, il lago del Chioccia fu svuotato, tramite una canalizzazione che passa sotto la via di Gambrencia. Rimane lo scavo, piuttosto geometrico, adesso coperto di piante di alto fusto.

Simonetta Santiccioli