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Sedes Materiea

È uno dei vaticanisti più popolari e apprezzati. Per anni Aldo Maria Valli è entrato nelle case degli italiani dagli schermi del Tg1 a raccontare, con semplicità e amore per la Chiesa, che cosa succedeva nella Santa Sede.

Con l’arrivo di Francesco quel mondo non era più il suo. Ma ora che ha lasciato la Rai ed è in pensione , Valli non ha perso la passione di spiegare quanto avviene nei sacri palazzi: lo fa con i libri e su un blog molto seguito, Duc in altum.

Si aspettava un’esortazione come la Querida Amazonia, molto poetica ma poco incisiva?

«Si. Ma non tanto a causa delle polemiche seguite alla pubblicazione del libro sul celibato sacerdotale scritto dal cardìnale Sarah con il contributo di Benedetto XVI. Francesco dice spesso che per lui è più importante “avviare processi “ che “occupare spazi”. Il suo insegnamento si muove cosi, come si vede anche in Amoris Laetitia: apre alcune prospettive, lasciando agli episcopati come interpretarle e fino a che punto spingersi ».

Nell’esortazione apostolica il Papa dichiara che il Documento finale del sinodo non è superato. Come va interpretata questa novità?

«Credo che in questo caso France sco si sia comportato da gesuita nel senso meno nobile del termine. Da un lato non ha sconfessato il documento fina le, dall’altro però non l’ha neppure citato. I fedeli si ritrovano cosi, una volta ancora , in una situazione di incertezza. Padre Antonio Spadaro, direttore della Civiltà Cattolica, ha scritto: “È la prima volta che un documento di tale importanza magisteriale si presenta esplicita mente come un testo che ne ‘accompagna’ un altro, cioè il Documento finale del sinodo”, nel quale si propone di ordinare i viri probati. Ma che significa “accompagnare”? Il Papa quel documento lo fa proprio o no? Sembra di capire che lo faccia proprio, però di fatto non c’è una parola chiara del Papa in proposito ».

Sul suo blog lei ha scritto che l’esortazione è «cosi prudente da apparire circospetta». Il silenzio sul celibato dei preti è una vera chiusura o lascia aperti «nuovi cammini per la Chiesa»?

«Data la sua reticenza, l’ esortazione va letta tra le righe. Ne risulta che nuovi cammini sono sempre possibili. Francesco si augura che tutta la Chiesa si lasci “arricchire e interpellare” dal documento finale. Quindi c’è una fessura dalla quale potranno passare diverse idee e diversi provvedimenti. La parola ora è ai vescovi. Ma in questo modo il.Papa non esercita la sua auctoritas. In questo modo Pietro non è la roccia . Ecco perché nella Chiesa c’è tanta confusione, e adesso ancora di più ».

C’era il rischio di uno scisma se Francesco avesse dato via libera ai viri probati?

«Lo scisma di fatto c’è già. Ci sono due Chiese distinte e contrapposte, che non parlano la stessa lingua. E in questo momento Francesco le ha scontentate entrambe. Che cosa succederà non lo so. Di certo per la fede, già molto indebolita, non si sentiva la necessità di altre dosi di ambiguità» .

L’ala progressista sostiene che il Papa si è arreso agli ultra tradizionalisti: è proprio cosi?

«Da Francesco è arrivata un’evidente frenata. Prima ha spinto sull’acceleratore, poi ha tirato il freno d’emergenza. Fa parte del suo stile: due passi avanti e uno indietro, ma questa volta, date le attese, la frenata è risultata particolarmente brusca. Essendo un politico, si è accorto evidentemente di essere rimasto solo, di non avere più attorno a sé il sostegno di un tempo, mentre gli oppositori incalzano. Ad alcuni vescovi americani il Papa ha detto, a proposito dei preti sposati, di non aver sentito all’opera lo Spirito Santo. Un modo per dire che si è ritrovato isolato . E il suo pontificato entra ora in una fase alquanto complicata» .

Secondo le sue informazioni, il libro di Benedetto XVI e del cardinale Sarah ha influito sull’esortazione apostolica?

«Si, ha contribuito. Sandro Magister ha rivelato che il comunicato del 22 gennaio pubblicato dall’editore Cantagalli per annunciare l’imminente uscita del libro in Italia è stato visto e limato riga per riga dal cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin. E nel comunicato il libro è definito “un volume dall’alto valore teologico , biblico, spirituale e umano, garantito dallo spessore degli autori e dalla loro volontà di mettere a disposizione di tutti il frutto delle loro rispettive riflessioni, manifestando il loro amore per la Chiesa, per Sua Santità papa Francesco e per tutta l’umanità”. Ecco che cosa intendo, anche, quando dico che Francesco ha capito l’aria che tirava e ne ha tratto le conseguenze».

Com’è ora la convivenza tra i due Papi?

«Sul piano umano resta buona, ma la divaricazione sul piano dottrinale è sempre più evidente e chiama in causa la questione di come sia possibile gestire la compresenza di due papi. Un nodo tutto da scioglie re».

L’allontanamento di monsignor Gänswein segna l’inizio di una «fase 2» tra Ratzinger e Bergoglio?

«Non mi sembra il caso di sovraccaricare di significati ciò è successo a monsignor Gänswein. La vicenda rientra in un quadro generale che vede Francesco in difficoltà. Nel mese di marzo il suo pontificato compirà sette anni: numero fatale a proposito di crisi ».

Una «crisi del settimo anno»?

«La crisi c’è ed è evidente». 

Siamo di fronte a una «fase 2» anche per il pontificato? Francesco ha esaurito la spinta innovativa?

«A mio modesto giudizio non l’ha mai avuta . Ha creato aspettative in alcuni settori della Chiesa, ma ha prodotto più che altro ambiguità e confusione. E se fino a poco tempo fa ha potuto godere degli effetti di una lunga luna di miele, ora si trova con le spalle al muro. E si trova pure in contraddizione con sé stesso. Per anni ha esaltato la sinodalità sottolineando la necessità che i vescovi abbiano più spazio e più voce nel decidere sulle questioni importanti, e poi, nel momento in cui un sinodo come quello amazzonico prende una decisione a maggioranza, lui che fa? Nella successiva esortazione apostolica evita di affrontare la questione e nemmeno la menziona. Se fossi un progressista mi sentirei tradito».

Nel suo ultimo libro (Non abbandonarci alla tentazione? Riflessioni sulla nuova traduzione del «Padre nostro») lei sostiene che la traduzione è «un indebito ammorbidimento delle parole che Gesù stesso ha insegnato ai discepoli». Che cosa intende?

«La nuova traduzione nasce nel clima di buonismo e misericordismo a cui si ispira la Chiesa in questa fase, ignorando però che Dio, nella Sacra Scrittura, mette più volte alla prova le persone per verificare la loro fede e che Gesù stesso, durante la permanenza nel deserto, fu esposto alle tentazioni. La smania di cambiamento è espressione di un “rinnovamento” che si vuole attuare nella Chiesa odierna in nome di un “ecclesialmente corretto” che non deve disturbare la sensibilità moderna».

La Querida Amazonia ha modificato il suo giudizio critico su Bergoglio e il suo pontificato?

«No. Lo ha confermato. Questo è il pontificato della confusione e dell’ambiguità».

Di recente ha auspicato una Chiesa «più virile». Di che cosa ha bisogno la Chiesa oggi?

«In realtà non l’ho auspicato io, ma ho ripreso una riflessione di un autore americano, Eric Sammons, secondo il quale nelle nostre parrocchie, dove la presenza delle donne è preponderante, l’atmosfera è troppo femminilizzata e quindi poco attrattiva per i maschi: è “attraente solo per i gay anni Settanta”, scrive Sammons. Ritengo che ci sia del vero. Poiché i vari servizi (dal catechismo alla cura dei ministranti, dalle letture agli impegni caritativi) sono gestiti quasi esclusivamente da donne, è fatale che abbiano un ‘impronta femminile e che gli uomini avvertano una certa distanza. Ma più virilità ci vorrebbe anche nel linguaggio dei preti, i quali troppo spesso riducono la fede cattolica all’elemento consolatorio e ignorano la dimensione della battaglia, del combattimento contro il Maligno».

A gennaio, a 62 anni non ancora compiuti, lei è andato in pensione dalla Rai. Il fatto che non fosse tra i «fan» di papa Francesco ha influito sulla decisione di ritirarsi o sul suo lavoro come vaticanista del Tg1? .

«Fin da quando, dopo Amoris laetitia, si è esaurita la mia fiducia in Francesco e una benda mi è caduta dagli occhi, mi è diventato impossibile condividere una linea editoriale nella quale non mi riconoscevo più. Nel contempo, il mio blog Due in altum è diventato sempre più popolare, specie dopo che ho accettato di pubblicare il memoriale di monsignor Carlo Maria Viganò. Cosi, d’accordo con i superiori, mi sono preso una sorta di anno sabbatico grazie a moltissime ferie arretrate che andavano smaltite. Poi, avendo maturato gli anni necessari per la pensione, ho deciso che era venuto il momento di farmi da parte . Ne ho guadagnato in serenità e libertà».