RIGUTINO.IT

Sedes Materiea

Domenica prossima, 24 maggio 2020, ricorre la solennità dell’Ascensione, una festa importante per i credenti, e nelle campagne questa ricorrenza assumeva un valore particolare perché si tenevano le rogazioni.

«Rogazioni: dal latino rogatio-rogationis – “richiesta, preghiera“. Nel culto cattolico, le pubbliche processioni supplicatorie, accompagnate da litanie, fatte per propiziare il buon raccolto. Si distinguevano in rogazioni maggiori, di origine romana, che cadevano il 25 aprile, nel giorno stesso delle pagane Robigalia; e rogazioni minori, sorte in Gallia, che cadevano nei tre giorni avanti l’Ascensione; in origine avevano carattere penitenziale ma poi diventate processioni, soprattutto in campagna. In seguito alla revisione dell’anno liturgico voluta dal Concilio Ecumenico Vaticano II, le rogazioni maggiori sono state abolite e le minori non sono più in stretto rapporto con la solennità dell’Ascensione, ma sono ora semplicemente giorni di “pubbliche supplicazioni” indette dalla chiesa «per le necessità degli uomini, soprattutto per i frutto della terra e del lavoro dell’uomo, e di ringraziamento al Signore per questi doni» 

Il percorso, si poteva snodare per diversi chilometri, ed era studiato in modo che tutto il territorio della parrocchia potesse, sia pure a distanza, essere visto. Apriva la processione il sacerdote con i chierichetti, seguiti dalla popolazione. Il sacerdote intonava le Litanie dei Santi e nei punti stabiliti, la processione si fermava, veniva alzata la croce e rivolgendosi ai punti cardinali, recitava invocazioni propiziatorie per il buon raccolto. La processione si concludeva con la recita da parte del sacerdote di una decina di Oremus.

 Anche a Rigutino si tenevano le rogazioni e si andava processionalmente a benedire i campi, con la variante che si faceva la processione anche il giovedì dell’Ascensione (che prima di essere spostata alla domenica era una festa anche civile), per cui i giorni per le rogazioni diventavano quattro, con un percorso ben preciso che si ripeteva negli anni.

LE ROGAZIONI ALLA FINE DEGLI ANNI '40 DEL 1900 PS

RIENTRO IN CHIESA DOPO LE ROGAZIONI ALLA FINE DEGLI ANNI ’40 DEL 1900 (QUANDO ANCORA NON ERANO STATE COSTRUITE “LE CASE POPOLARI”)

Ecco dunque l’itinerario seguito per le Rogazioni:

  • LUNEDì        prima dell’Ascensione, con arrivo alla Sassaia
  • MARTEDì     prima dell’Ascensione, dalle Caselle fino al Carlacci, poi dal Nappini, poi uscita dalla Maestà del Nappini e rientro in chiesa.
  • MERCOLEDì prima dell’Ascensione, zona del Carlacci, Ciabattini e Cini e dalla strada davanti al cimitero rientro in chiesa.
  • GIOVEDì      giorno dell’Ascensione, tra la prima Messa del mattino presto e la seconda della tarda mattinata, passando da un viottolo (in quella che ora è la strada che dalla rotonda va a Frassineto) si arrivava fino alla stazione ferroviaria e si tornava verso la chiesa passando dalla Quercia di Bollo, da dove si andava a Rigutino Selvetella, per finire a Rigutino Nocetella fino dal Nencetti e dallo Sgherri (che offriva Vin santo ai portatori del grande crocifisso e degli oggetti liturgici per la processione).
I frati della Custodia di Terra Santa in processione intorno al piccolo santuario dell’Ascensione (in mano ai musulmani) sul Monte degli Ulivi a Gerusalemme.

«Le Rogazioni erano preghiere che si facevano in processione sulle strade della nostra campagna perché il Signore concedesse buoni frutti della terra e un abbondante raccolto. Venivano fatte tre giorni prima dell’Ascensione. Ad ogni stazione o fermata il sacerdote con la croce processionale benediceva la campagna con queste quattro invocazioni comunicando da Nord a Sud e poi da Est e Ovest. Queste le invocazioni alzando la croce. Dalla peste, dalla fame e dalla guerra, liberaci o Signore! Dalla folgore e dalla tempesta, liberaci Signore, Dal flagello del terremoto, liberaci o Signore. Da ogni male liberaci Signore! Come anche oggi sono attuali queste invocazioni forse ce ne siamo dimenticati, ma il momento triste che noi viviamo ce lo ha fatto ricordare!»             Don Virgilio Annetti