RIGUTINO.IT

Sedes Materiea

Mi scuso con i lettori del Giornalino se continuo a scrivere e a emozionarmi di più parlando del passato piuttosto che del presente; sinceramente riflettendo sull’era moderna non mi sento stimolato e rischio di sprofondare in un labirinto di polemiche noioso e sicuramente poco emotivo e simpatico. La Primavera è stata da sempre la stagione dell’anno all’insegna del risveglio, una vera esplosione di profumi e odori. Oggi, a mio giudizio strettamente personale, il panorama olfattivo si è gradualmente attenuato; raramente si percepiscono gli odori delle stagioni, forse per i capricci delle stesse oppure perché la mia passione per i ricordi è finita per “tapparmi” il naso.

Tutto questo non era sicuramente acqua di colonia per il mio naso

Battute a parte, molto spesso mi torna in mente quando da piccolo venivo a Rigutino ed ero immediatamente inebriato dall’odore, a volte eccessivo, della fioritura dei tigli del giardino del nonno Giovanni; intorno a mezzogiorno nell’aria si sprigionava poi un gradevole odore di sugo di carne che proveniva dalla casa dell’Angioletti, il falegname (alla faccia dei vegani). In casa dei miei nonni la Domenica era il giorno canonico dell’arrosto girato, dalla mattina a tarda sera tutta la casa e le scale erano impregnate dell’aroma della carne arrostita, perfino i vestiti rimanevano a lungo “contagiati”. Verso sera, all’imbrunire, nell’aria si avvertiva un piacevole odore di fieno appena mietuto miscelato al fumo delle fascine bruciate nel forno del Santiccioli, il tutto corredato da uno spiccato odore di caffè proveniente dal Bar sotto casa gestito dalla brava Ada.

Mi commuove il ricordo di quando il nonno, al mattino della Domenica, concludeva la sua toilette con abbondante uso di dopobarba, mi chiamava e con la punta delle dita mi strofinava amorevolmente le orecchie con il profumo; mi ricordo che quell’essenza di odore un po’ alcolico lasciava una forte scia e si avvertiva per tutto il tragitto da casa fino alla Chiesa, recandoci alla Messa.

Nel periodo estivo mi trasferivo a Vitiano, la mia attuale residenza, vera e propria campagna, dove l’attività del coltivatore la faceva da padrone. Lo scenario olfattivo cambiava sicuramente essenza e secondo i venti si avvertiva, alternandosi durante la giornata, l’effluvio, abbastanza forte, della stalla del vicino Raffaello o l’afrore acidulo dello Zuccherificio; talvolta, con lo scirocco, si percepiva marcatamente il “profumo” delle stalle dei maiali dell’amico Bemoccoli. Tutto questo non era sicuramente acqua di colonia per il mio naso, a volte scatenava dentro di me una sorta di fastidio ma come cambia il mondo! Oggi sento la loro nostalgia.