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Sedes Materiea

“se comprendere è impossibile, conoscere è necessario perché ciò che è accaduto può ritornare”

Primo Levi

Ricordare e commemorare le vittime della Shoah non significa affatto trascurare altri genocidi, né tantomeno stabilire inutili “priorità” tra stermini e dolori di un popolo piuttosto che di altri popoli. Il giorno della memoria non è un omaggio alle vittime, ma semplicemente un riconoscimento pubblico e collettivo di un fatto particolarmente grave di cui l’Europa è stata capace, e a cui l’Italia ha attivamente collaborato.

Shoah è un termine di derivazione ebraica e viene utilizzato per indicare una catastrofe. Questa parola è poi entrata nel linguaggio comune per definire la distruzione sistematica e pianificata della popolazione ebraica avvenuta tra la fine degli Anni Trenta ed il 1945. Un altro termine che si può associare alla Shoah è Olocausto, che originariamente veniva usato per indicare un sacrificio religioso in cui il corpo dell’animale veniva interamente bruciato. Lo sterminio degli ebrei perpetrato durante la Seconda Guerra Mondiale rappresenta l’apice della violenza nazista. E la soluzione finale della questione ebraica rappresenta l’estremo orrore della storia umana?

Affinché il ricordo della Shoah sia utile, tuttavia, la memoria non deve limitarsi soltanto all’indignazione e alla denuncia morale contro i crimini nazisti, sentimenti sicuramente giusti e naturali nei confronti di avvenimenti gravi e disumani. Perché la memoria abbia un senso, è soprattutto importante, prima di denunciare, capire quello che accadde in Germania da un punto di vista storico, in quei anni.